Dichiarazioni sconvolgenti, se vere.
“Se fossero vere, anche al 50 per cento, le rivelazioni del pentito di `ndrangheta Francesco Fonti pubblicate dall´Espresso, la già fragile economia calabrese, qualora il Governo e l´Europa non intervenissero con rapidità a fare chiarezza e ad assumere provvedimenti anche economici, è destinata a colare a picco.
E ai calabresi, a quel punto, non resterebbe altro da fare per sopravvivere che dedicarsi alla nuova pirateria che, com´è stato documentato, non viene dal mare ma dalle aree povere del mondo. Quelle in cui all´emarginazione si somma l´assenza di Stato e una forte corruzione, e che l’Occidente ha consentito che diventassero discariche di rifiuti tossici: armi per i signori della guerra contro aree dove nascondere scorie nocive.
Mettere in ginocchio imprenditori del settore, operatori turistici e città intere che dal mare traggono sostentamento, compromettendo, inoltre, la reputazione di un’intera regione che sul turismo deve assolutamente puntare per qualificare la sua ricchezza naturalistica e dare vigore al suo prodotto interno lordo, significa ferire la democrazia calabrese e accettare la possibilità di gravi disordini sociali.
C’è da augurarsi, per il bene di tutti, che non prevalga una visione burocratica e formalistica, fatta di riunioni interminabili e alla resa dei conti inutili, e che non si attenda, dopo l’attenzione di questi giorni resa possibile grazie alla Procura di Paola, che la notizia evapori, per continuare, come si è fatto per almeno un decennio, nell’indifferenza generale; per esempio, continuando ancora a non inserire, come hanno fatto altri Paesi europei, un titolo appositamente dedicato ai reati ambientali nel codice penale e a non mettere a disposizione dei giudici ogni mezzo per l’individuazione delle navi dei veleni e dei colpevoli e, quindi, seguitando a non disturbare trafficanti, affaristi senza scrupoli e criminali”.