Il marcio della sanità emerge dai “numeri”
La proposta della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, d’intensificare l’attenzione sui debiti della sanità verso i fornitori, è pienamente condivisibile. Non è tollerabile che i fornitori in Calabria siano pagati, battendo ogni primato nazionale e facendo anche qui un’altra figuraccia, dopo 704 giorni….
…Mi chiedo da imprenditore e lo chiedo ai colleghi direttamente interessati da questo disastro: cosa c’è dietro? Com’è possibile che un imprenditore, grande, medio o piccolo, che effettua una fornitura alla sanità calabrese, sia pagato non dopo 7 e neanche dopo 70, ma dopo 704 giorni. I numeri a volte sono più terribili delle parole e lasciano intendere il marcio che c’è nella sanità calabrese. Un’impresa che poggiasse su quelle entrate, soccomberebbe o dovrebbe ricorrere agli usurai per tirare avanti. E’ l’ennesima vergogna che contraddistingue il sistema sanitario calabrese del cui commissariamento si sono però perse le tracce, anche se il debito supera i 2 miliardi di euro e di programmazione sanitaria la Regione, affaccendata in altre faccende, non ha scritto neppure un rigo. Se in un’azienda privata si creasse un debito del genere e in tempi stretti non si individuassero le cause, i responsabili e le strategie d’uscita, l’amministratore delegato sarebbe messo su due piedi alla porta. Mentre nella sanità calabrese non solo una cosa del genere non accade, ma tutto rimane come prima e i responsabili del disastro restano al loro posto, anzi la sanità continua ad essere un serbatoio di clientele e di signorsì pronti ad ubbidire ai loro referenti.