Serve un patto per la Calabria!

Ho letto con attenzione la piattaforma della manifestazione per il Sud organizzata dalla Cgil (sabato a Cosenza) e la motivazione che spinge la Cisl a mobilitarsi (venerdì 27 nelle provincie) contro l’esclusione sociale. Le trovo entrambe sacrosante, condivisibili e da sostenere. Mi permetto di aggiungere, tuttavia, qualche riflessione nell’interesse della Calabria.

L’urgenza, anzitutto, di guardare più da vicino a quanto si verifica in particolare in Calabria sul lato della SPESA e della MORALITA’. Da qualche settimana, vado insistendo, avendo in mente una Regione disponibile ad abbandonare la strada vecchia per imboccarne una nuova, su due argomenti: LA SPESA PUBBLICA INUTILE e la QUESTIONE MORALE; punto, quest’ultimo, ormai ineludibile, visto quanto sta accadendo….

…I dati sull’economia calabrese forniti da autorevoli Istituti, confermano in Calabria un trend preoccupante. Ma se gli imprenditori tirano la carretta alla meglio in questa terra e i calabresi soffrono per una crisi che acuisce il disagio sociale e aumenta a dismisura l’area della povertà, la Regione, invece di assumere provvedimenti forti e chiari ed essere accanto ai calabresi con esempi di sobrietà istituzionale, si diletta assumendo decisioni che peggiorano la sua condizione d’inaffidabilità sul piano nazionale, così aumenta il numero dei Consiglieri Regionali – che nella scorsa legislatura erano 40 – portandoli da 50 a circa 65, prevedendo persino i Consiglieri Regionali supplenti e i Sottosegretari. Non bastava la selva di consulenti, esperti, direttori generali e signorsì del sottobosco governativo. L’ultima Regione d’Europa, a fine legislatura si premia per i brillanti risultati conseguiti, soltanto che i risultati che la Calabria consegue sono – come sa bene il sindacato – pessimi, né ci sono buone notizie per l’economia, come dimostra la protesta della Cgil in tutto il Mezzogiorno, né per le prospettive dei giovani e per le famiglie calabresi che arrivano a malapena alla terza settimana.

Inoltre, in Calabria vi è una questione morale con cui dobbiamo fare i conti dinanzi all’Italia che ci guarda. E il sindacato, quale forza sociale imprescindibile, sono certo che saprà fornire il suo prezioso contributo. E’ importante che si reclami, fortemente ed assieme, l’ABOLIZIONE DI TUTTI GLI ENTI INUTILI, gestiti o finanziati dalla Regione che, al momento, assorbono un’infinità di risorse, ma non servono allo sviluppo né all’occupazione.

C’è urgenza di RIQUALIFICARE LA SPESA PUBBLICA, finalizzandola allo sviluppo produttivo. Ci sono un’infinita di Enti pagati dai calabresi, che servono soltanto per alimentare le clientele del mercato politico che inghiotte risorse pubbliche regionali, nazionali e comunitarie, per tenere vivo il meccanismo del consenso politico-clientelare che da noi ha costi spaventosi e neppure quantificabili. Ci sono situazioni di dubbia moralità, prima ancora che pessime dal lato amministrativo: Enti pagati dalla Regione, diretti a volte anche da esponenti di partito pronti a candidarsi, che non garantiscono né parità di occasioni per i nostri giovani né trasparenza. Ci sono Enti privati, nati con una finalità e sovvenzionati dalla Regione, che non perseguono più le finalità originarie, ma l’unica attività che svolgono è prendere consulenti ed esperti e di tanto in tanto organizzano convegni inutili e sganciati da ogni dinamica reale del mercato calabrese e nazionale. Inoltre, mentre la Calabria rischia l’isolamento anche nel Mezzogiorno, la Regione produce riforme finalizzate a garantire la continuità e a impedire le novità. Se non si fosse consapevoli che è illusorio ritenere che la Calabria possa vincere i suoi drammi sociali da sola, dovremmo avere il coraggio non di chiedere altre risorse dello Stato o dall’Europa ma, considerato come sono state utilizzate, chiedere che non ne arrivino più, dato che si corre anche il rischio, impiegandole per finalità non produttive, di corrompere la società civile e di svuotare la democrazia di significato. Ancora per una fase, tuttavia, che potrà non essere breve, dovremo richiedere aiuti dall’esterno, ma per ottenerli l’impegno deve essere quello di fare buon uso della solidarietà nazionale ed europea.

Serve un PATTO PER LA CALABRIA COL PAESE, lungo direttrici programmatiche in cui lo sviluppo viaggi assieme ad una nuova moralità della politica. Dobbiamo liberare la Calabria da una sindrome di autoreferenzialità e aprirla ai mercati e indurre le sue intelligenze al confronto col resto del mondo. Ma è fondamentale abbattere la spesa improduttiva e dare più spazio alle iniziative che arrecano sviluppo per rilanciare l’occupazione, perché non possiamo consentire che la Calabria diventi una polveriera sociale. Dobbiamo avere l’energia, la voglia e la perseveranza di voltar pagina, capendo che lo sviluppo deve essere moderno, autentico e che per essere tale deve poter competere nel mercato nazionale ed estero. Ma è giunto il tempo di porsi con urgenza il tema di una nuova governance del territorio e dello sviluppo vincolata alla programmazione e al rigoroso controllo dei finanziamenti pubblici e privati.

Sono convinto, fin fai tempi in cui ho avuto l’onore di guidare la Confindustria calabrese, che il SINDACATO sia uno dei protagonisti del nuovo ciclo di sviluppo senza cui tutto sarà più complesso e difficile e che debba far parte del cartello di soggetti politici, sociali e culturali da irrobustire per opporsi alle resistenze della vecchia politica, che nel sottosviluppo ha le proprie radici, e ridare alla Calabria fiducia e speranza. Sicuro che le vostre prossime iniziative abbiano il successo che meritano, sarebbe per me motivo di soddisfazione ricevere da tutti voi elementi di approvazione e osservazioni critiche che possano accompagnare l’impegno che mi sono assunto in questa fase difficile della storia calabrese.

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