Spezzare la commistione tra mafia e politica

 

La solidarietà della politica ai magistrati reggini è preziosa, ma occorre fare qualcosa di più. Se vogliamo per davvero isolare la mafia, che purtroppo ha alleati dappertutto e prospera nella commistione con pezzi della politica locale e con la peggiore burocrazia, ognuno deve finalmente uscire allo scoperto e mettersi in discussione. La politica e le Istituzioni nazionali tentino d’incidere i veri bubboni che rendono le mafie così radicate….

…Uno di questi bubboni è senz’altro rappresentato dalla commistione tra una parte della politica e il malaffare che ha come oggetto i flussi di risorse pubbliche, nazionali e comunitarie, giunti in Calabria a iosa, ma senza che il divario di sviluppo con il resto del Paese sia stato ridotto, anzi oggi la Calabria è – lo dicono le statistiche – la regione più povera d’Italia. Dico non da settimane ma da anni, che la mafia con la pistola in Calabria è forte, ma non è più forte della mafia con la penna. I due livelli si tengono assieme, e in Calabria se la politica non dà segni di discontinuità niente cambierà. Se le Istituzioni nazionali e i vertici dei partiti lasciano che in Calabria le liste, gli accordi di potere e gli scenari politici, in continuità con il presente ed il passato, siano curate dai soliti cacicchi, la mafia sarà più agguerrita. La politica nazionale sulla riqualificazione della spesa pubblica in Calabria e l’innovazione della classe dirigente dovrebbe accender riflettori potenti.  Le bombe a Reggio e il disordine a Rosarno, che vede gli immigrati periodicamente in subbuglio, hanno come sfondo comune il sottosviluppo di questa regione, governato dalla mafia e dai suoi codici in un clima d’illegalità diffusa che vede l’assenza dello Stato e l’estrema permeabilità della politica regionale. Una risposta necessaria sarebbe quella di rendere trasparente la spesa pubblica qualificandola a fini produttivi, ma per farlo ci vuole una classe politica onesta e rinnovata.

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