E’ l’ora delle scelte per il bene della Calabria
E’ paradossale quanto sta accadendo in Calabria. Assistiamo, da un lato, ad un dibattito straripante che mette al centro le inconcludenti chiacchiere della politica; dall’altro, però, la stessa politica – vista come onnipotente – è del tutto assente laddove c’è bisogno di risposte: mercato del lavoro e sviluppo, sanità, edilizia, legalità. Incapace finanche di rappresentare i rischi che la regione più povera d’Italia corre con il federalismo fiscale alle porte. Si mostrano i muscoli nel rivendicare candidature e posti di comando, ma si è impotenti quando c’è da approvare il “Piano Casa”, il Piano sanitario o di assicurare agli immigrati di Rosarno assistenza socio-sanitaria….
….L’aggettivo “sconclusionata” – per definire questa politica – non è demagogico. Basti sfogliare la recente relazione della Corte dei Conti che inchioda le politiche di spesa della Regione a responsabilità oggettive. Ritardi nell’approvazione dei documenti contabili, programmazione inesistente, arbitrarie manovre per occultare i debiti, irregolarità contabili, non rispetto del Patto di stabilità, disordine nel contenzioso, confusione dei dati sui pignoramenti, l’uso dei “derivati”, disservizi e sprechi nella sanità collassata da un debito (circa 3 miliardi) che affossa il welfare e grava sulle spalle di tutti noi (aumento massimo della pressione fiscale per i cittadini e le imprese), ritardi e assenza di strategia nella gestione dei fondi comunitari. Da qui la domanda: una politica del genere serve alla Calabria? Una politica così, serve all’equilibrio di questo sistema anchilosato, che assicura tanto a chi è dentro e nulla a chi è fuori, ma non serve alla Calabria. La sfida che abbiamo lanciato noi – 160 associazioni, Idv e il partito “Per il Sud” – consiste nel dotare la politica di una strategia per lo sviluppo, ma ben sapendo che senza il rinnovamento del ceto dirigente risultati non ce ne saranno. Ci sono parole chiave di cui oggi la Calabria non può fare a meno, ma che la politica non considera: rinnovo della classe dirigente, riqualificazione della spesa, eticità nell’azione amministrativa, legalità, trasparenza e rendicontazione delle risorse. Abbiamo dimostrato che il proverbiale atteggiamento servile e miope dei calabresi nei confronti del potere politico, si può e si deve sconfiggere. La gente di Calabria ha la forza, se vuole, per farlo. Il Presidente Napolitano ci chiede maggiore mobilitazione contro la ‘Ndrangheta. E’ giusto. Dobbiamo dire grazie al Presidente della Repubblica per l’attenzione che ci riserva. Dobbiamo capire, però, che ognuno deve fare la propria parte, i magistrati e le forze dell’ordine la stanno facendo egregiamente, ma non possono essere lasciati soli conto la mafia che è un fenomeno complesso. Quel ‘patto’ tra malaffare, “prenditori” e politicanti, che in Calabria prosciuga una montagna di risorse pubbliche sottratte allo sviluppo, in cui la ‘Ndrangheta si muove a suo piacimento, interroga anzitutto le Istituzioni nazionali ed i vertici dei partiti, perché altrimenti, se loro non agiscono con forza per bonificare quanto di loro competenza, difficilmente conseguiremo l’obiettivo di sconfiggere la mafia e dare ossigeno all’economia. La consapevolezza che la Regione debba diventare Ente di Programmazione e di Sviluppo e non essere più Ente di potere e di gestione, per aiutare la Calabria a recuperare la dignità perduta ed a svolgere una funzione nazionale, è diventata sentire comune. La società civile che io conoscono, quest’urgenza l’ha interiorizzata e, come può, tenta di rappresentarla. Ma la parte migliore della politica in questo Paese non può stare a guardare. Sulla Calabria mi auguro che si apra un serio dibattito che vada anche oltre le elezioni del 28 marzo. Qui è urgente recuperare il valore della partecipazione della società civile alle scelte importanti, anzitutto del sistema autonomistico che il centralismo regionale ha quasi distrutto. Rispetto alle previsione di pari ordinazione costituzionale di Comuni e Province, infatti, la Regione ha finito con l’interpretare una funzione di accentramento, umiliando il concorso del pluralismo territoriale voluto dalla Costituzione. In termini di etica politica, rispetto ad un simile quadro, la domanda da porsi è cosa occorra fare per ridare speranza ad una Regione duramente combattuta nel traumatico intreccio fra politica e malaffare. Un intreccio, come è stato sottolineato a Lamezia, che tre Prefetti dello Stato hanno cesellato in modo allarmante nelle loro Relazioni al Ministro degli interni, la cui conoscenza risulterebbe imprescindibile per chiunque si candidi a fare politica in Calabria. La domanda, in altri termini, è: può e in che modo un buon governo cambiare il destino di una regione? A che condizioni? Con quali requisiti degli attori politici e istituzionali? Con quali regole del gioco? E’ indubbio che una parte decisiva per risolvere i problemi sul tappeto, è annessa all’investimento che la Calabria deve fare in una nuova classe dirigente e qui i partiti nazionali debbono dirci qual è la loro opinione. Sappiamo bene che i partiti politici stanno vivendo una fase storica di cambiamento, ma rispetto alla gravissima condizione della Calabria ci aspettiamo che riprendano un discorso pubblico fondato sull’etica della rappresentanza politica indisponibile a cointeressenze private e illegali. Lungo questa direttrice va compresa la disponibilità del “popolo” che sostiene la mia candidatura al discorso sull’unità delle forze che vogliano dare segnali forti alla Calabria. Se non c’è una novità straordinaria nell’elaborazione del programma e nella disponibilità dei partiti a rinnovarsi, ai calabresi non interessa sapere che alla guida della Regione si sostituisce un colore con un altro. La Calabria che tocca il fondo in queste settimane (crisi economica, dissennata privatizzazione di funzioni pubbliche, sperpero dei talenti e uso clientelare delle leve del potere) esige una politica che sia “altro” rispetto a ciò che è oggi. Ecco, dinanzi a questi dilemmi c’è da chiedersi chi, avendo consapevolezza dell’importanza della posta in gioco, voglia assumersi la responsabilità di ritenere che in Calabria la riforma della politica possa aspettare. Come si fa a non vedere che in Calabria la sfiducia dei cittadini verso le Istituzioni può diventare rancore sociale e patologia democratica? Chi, dinanzi a tutto ciò, intende lavorare per un cambiamento solo di facciata? Noi il progetto di cambiamento, mobilitando tantissime risorse della società civile, l’abbiamo ufficializzato. Lo consideriamo non un punto d’arrivo, ma un punto di partenza. Lo offriamo serenamente alla Calabria ed al Paese per costruire una Regione efficiente e trasparente. Cosi come offriamo al pubblico dibattito la riflessione sull’urgenza di rivedere le scelte di riforma statutaria di recente adottate da Consiglio regionale e che, qualora condivise, avviino anche un confronto sulla forma di governo regionale, “allo stato assolutamente e inconcludentemente autoritaria ed escludente”. Senza dire della pazzesca abolizione (assolutamente da rivedere) della Consulta Statutaria, dell’Organismo di rappresentanza di enti locali e forze sociali e della Consulta per l’Ambiente, ossia tre Istituti che sono indispensabili per rendere possibile il dialogo fra il Palazzo e la società civile.
Egr. dott. Callipo sono lieto di scrivere per la prima volta ad un candidato alla Presidenza della Giunta Regionale della Calabria. Tutto questo ha un significato: qualcosa sta cambiando!!
Il mio contributo, anche nella veste di Agronomo di passione, viene espresso con le seguenti proposte:
– La salute dei Calabresi mediante una sanità di qualità a servizio dei cittadini senza far ricorso a vari stratagemmi per la conquista di un pò di dignità e per evitare di fare l’emigrante del 21^ secolo
– La valorizzazione di tutte le risorse territoriali mediante il rilancio della microimpresa e la tutela dai condizionamenti della malavita
– La tutela ambientale attraverso la difesa del territorio, l’eliminazione di ogni fonte d’inquinamento e l’utilizzo dei beni naturali e di quelli recuperati per il rilancio del turismo ecocompatibile
– Attuazione delle numerose norme di rilancio dell’agricoltura di qualità puntando su prodotti sani, tracciabili, in grado di attirare un consumo regionale ed extraregionale
– Rilancio efficace di tutte le fonti di energia rinnovabili che è possibile attivare con le reali risorse disponibili nella nostra regione ma in modo razionale senza intaccare deboli equilibri ambientali
– Riqualificazione delle zone costiere attraverso il recupero di beni naturali (spiagge,) e strutture da fruire in forma collettiva piuttosto che in forma privatistica.
Mi riservo di dare il mio ulteriore contributo in fase di confronto diretto e con l’occasione porgo i miei saluti.
Carmelo Panza
Fugacemente o letto l’articolo sopra bello, coinvolgente, pieno di adrenalina, la prima cosa che viene in mente subito dopo averlo letto: FINALMENTE UNO CHE VERAMENTE VUOLE CAMBIARE LE COSE.
Da vero imprenditore com’è sa benissimo che le belle parole restano tali, la CALABRIA ha bisogno di PERSONE che vanno contro tendenza. Il cane morsica sempre allo straccione si dice dalle nostre parti, oramai la calabria ha subbito troppi morsi dalla classe politica (se così si può definire).
Una regione formata da paesi abbitata da solo anziani;
Una regione dove il servizio, il diritto viene trasformato in favore.
Siamo completamente fuori strada. Si parla tanto delle criminalità organizzate, ma dove sono e chi sono, si può distinguere la politica con la ‘ndragheta. Così non si va a nessuna parte.
Sig. Callipo se veramente pensa ciò che dice allora vada avanti sperando che le lobbi di vario genere non remano contro.
Un saluto e un in bocca al lupo da ex giovane Calabrese.
Ex perche non sono più in CALABRIA e perche non sono più tanto giovane.