Le società partecipate: un pozzo senza fondo


E’ importante il programma, ci stiamo lavorando anche noi. Ed è importante il dibattito sulla corruzione nel Paese che, se indica percentuali altissime in Italia, figuriamoci i livelli nelle regioni dove la legalità è un optional. Ma se non si mette mano subito alle cose assurde che tutti già conosciamo, i programmi saranno solo prese in giro e il dibattito sulla corruzione fumo negli occhi. Se le Istituzioni nazionali e i vertici dei partiti dessero un’occhiata alla relazione della Corte dei Conti sul pozzo senza fondo che sono diventate le società partecipate dalla Regione Calabria (perdite per 8 milioni) o alla confusione che c’è persino nell’identificazione del patrimonio immobiliare della Regione, capirebbero quanto è urgente ripristinare la legalità in Calabria attraverso una politica rinnovata, che abbia non un programma scritto da scienziati, ma l’obiettivo di introdurre nella Regione il buon senso, la contabilità analitica, i controlli interni, l’obbligo della spiegazione su come si spendono i soldi dei cittadini. Questi buchi di bilancio possono essere, se non lo sono già, incentivi per corruzione e malaffare. Un argomento da affrontare immediatamente, in Calabria, è la condizione delle società partecipate dalla Regione e la gestione degli immobili della stessa Regione. La politica deve uscire dagli Enti economici, dagli Enti che producono solo debiti e non danno servizi o ingenerano sospetti e dibattiti infiniti, e non penso solo alla Sorical con tutte le sue problematiche. Ma a tutta la filiera di Enti partecipati, Enti sub regionali o pagati con i soldi dei calabresi di cui non si sa quanto producono o se servono ai calabresi o solo a chi li amministra per poi fare clientele, intascare indennità, nominare consulenti. Questa è una parte del grande ‘inciucio’ della politica, di centrodestra e di centrosinistra. Dentro questa commistione pubblico/privato si nasconde il peggio della Calabria. Non è concepibile che la Calabria, la regione più povera d’Italia, sprechi risorse per finanziare Enti inutili. Vergognosa è anche la vicenda degli immobili della Regione con connessa questione dei fitti attivi e passivi. Meno male che ogni tanto la Corte dei Conti interviene, ma poi l’amministrazione regionale se ne frega. Se la Regione, dopo 40 anni, dopo amministrazioni di centrodestra e di centrosinistra, si trova nelle tragiche condizioni denunciate dalla Corte dei Conti, di non sapere neppure di quanti immobili dispone, dove sono e chi li utilizza, ci troviamo di fronte a un dato allarmante che ingenera il sospetto che non si voglia far chiarezza su questo patrimonio che ha costi smisurati e non produce quasi niente. Secondo la Corte dei Conti la Regione, ad oggi, non è stata capace neppure di identificare e valorizzare la maggior parte del proprio patrimonio immobiliare. La maggior parte, non qualcosa. Se non è capace neanche di dettagliare i suoi beni, difenderli e utilizzarli al meglio, a che serve lodarsi per lo scheletro della cittadella regionale dopo 40 anni! Ma come, la Regione paga fitti per centinaia di immobili a privati (di cui sarebbe utile avere un elenco da rendere pubblico, anche per capire chi sono e quali rapporti intercorrono con la politica) e, nel contempo, non conosce neanche il numero di immobili di cui dispone?

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