Una vergogna la soppressione dei treni
E’ una vergogna, questa è la parola giusta, l’atteggiamento di Trenitalia sulla Calabria. Nell’Italia delle deroghe per i potenti, è davvero mortificante constatare che a rimetterci le penne è sempre quest’area abbandonata del Paese. Facciamo pure lo sciopero generale. Io sarò in testa! Come sono stato in testa allo sciopero contro il centrodestra di Chiaravalloti nel 2004, quando molti cuor di leone erano all’estero in vacanza, e contro il centrosinistra di Loiero nel 2006. Detto questo però, se non vogliamo prenderci in giro, dobbiamo iniziare noi calabresi a dirci la verità. Qui è la Calabria intera che frana. Proprio l’atteggiamento strafottente di Trenitalia lo dimostra. E frana, anzi è già franata, la classe dirigente della Calabria. Chi non lo vede, questo smottamento morale, politico e amministrativo dalle dimensioni epocali, è perché è dentro la frana e si preoccupa solo di tenersi stretta la sua consulenza, il suo incarichetto o la sua prebenda. L’atteggiamento vessatorio del Governo e dei vertici delle Ferrovie, che si concretizza non solo con il taglio insensato di treni a lunga percorrenza ma con l’abbandono delle ferrovie in Calabria specie nella fascia jonica, in realtà è possibile solo perché la Calabria ha una classe dirigente che non conta niente. Fatta di politicanti, nella maggior parte dei casi, privi di competenze ed autorevolezza. In sella da mezzo secolo, ma senza essere mai riusciti a risolvere uno solo dei grandi problemi con cui la nostra terra è costretta a misurarsi ogni giorno. Di clientela ed assistenzialismo coi soldi pubblici, questi sapientoni dei nostri politici, ne hanno fatta un diluvio, ma problemi non ne hanno mai risolti, anche perché non vivono i problemi dei cittadini, o gli affanni di chi fa impresa con le sue sole forze o dei giovani senza lavoro che però non intendono vendersi al migliore offerente politico per un part time a 400 euro al mese. E sono, questi nostri politici non in grado di alzare la voce col Governo e di farsi rispettare da Trenitalia, gli stessi che gioiscono in campagna elettorale perché asseriscono di essere in stati in grado di spendere i fondi comunitari. Solo che non spiegano mai perché, dinanzi a milioni e milioni di risorse finanziarie qui affluite, la Calabria continua ad affondare. Le ferrovie sono vecchi e inservibili, i nostri giovani emigrano e di sviluppo in questa terra non c’è neanche l’ombra. C’è qualcosa di urtante, inoltre, in questo ragionamento, perché questi politici pensano davvero di esser più intelligenti e furbi di tutti noi calabresi messi assieme. A loro non importa in che condizioni drammatiche è lasciata la Calabria, a loro importa soltanto essere riconfermati assessori o consiglieri regionali a 15mila euro puliti al mese, più privilegi e staff vari che continuano ad usare anche in campagna elettorale, mentre noi altri cittadini, se intendiamo sfidare la ‘casta’ e candidarci, dobbiamo pagare tutto di tasca nostra! Altro che condanne della magistratura qui ci vorrebbero. Ci vorrebbe l’unica condanna possibile in una democrazia ancora viva: quella del voto contro questo malaffare politico che dilaga, ma questa volta abbiamo l’occasione di emetterla noi cittadini questa sentenza. Come? Mandandoli ai giardinetti a raccontare le loro barzellette alle oche. Se la Calabria soffre e l’Italia dei poteri pubblici e privati neanche ci degna di uno sguardo, è perché non ha alcuna stima della classe dirigente calabrese. Questa politica non è in grado di rappresentare dignitosamente i nostri interessi sui tavoli romani dove si compiono le scelte più importanti. Finché avremo politici che si presentano a Roma con il cappello in mano, o peggio per fare compromessi finalizzati unicamente alla salvaguardia delle loro poltrone ma fregandosene degli interessi generali, la Calabria, purtroppo per noi, non avrà speranza di riscatto.