LA CALABRIA NON HA PIU’ VOCE. VOLTARE PAGINA. BASTA PROCLAMI!
Non è vero che il Mezzogiorno è scomparso dall’agenda delle istituzioni nazionali, questa è la barzelletta che si racconta per dire che tutto il Mezzogiorno è uguale. Non è così. Ci sono regioni del Sud che fanno ricerca ed innovazione e che, grazie anche ad una dignitosa rappresentanza politica, affrontano la crisi sostenendo la produttività e le famiglie. La verità è che i dati a nostra disposizione, assoluti e relativi, ci dicono che a non avere più voce nel Paese è solo la Calabria. Una regione che era già messa male e che oggi arretra pesantemente in ogni settore ed è ultima in tutte le statistiche economiche e sociali. Ultima e, guardando a come vanno le cose, senza alcuna prospettiva, perché chi dovrebbe pensare a darle una prospettiva continua con la solita politica dei proclami e degli annunci a vuoto. Un disastro dalle dimensioni enormi, che pesa sul destino dei giovani, ma anche delle imprese che stanno sul mercato rispettando le regole e di tutti coloro che, nonostante cento difficoltà, continuano a produrre ricchezza generale e a fare sviluppo. C’è poi da aggiungere – come se non bastassero i danni provocati al tessuto economico regionale da decenni di politica politicante connivente con “prenditori” e burocrazia affarista (quella che chiamo “mafia con la penna”) – che, al cospetto dell’opinione pubblica nazionale e nei confronti di Governo e Parlamento, la Regione Calabria oggi si presenta con una classe politica che ha consumato ogni credibilità ed autorevolezza. La Calabria, in sostanza, è in una condizione socialmente disperata, ma non ha voce nel Paese. Se c’era una cosa che occorreva evitare assolutamente, in questo frangente preciso della nostra storia, era l’isolamento politico ed istituzionale. Ritenevo che la stagione del presidente Oliverio non potesse essere né innovativa né “rivoluzionaria”. Infatti, ho rivolto la mia attenzione – convinto come sono che in Calabria o si cambia radicalmente o si ricade sempre nei soliti vizi di una politica che non ha alcun rispetto degli interessi generali – su una giovane donna come Wanda Ferro, alla quale riconosco onestà intellettuale e voglia di fare, pur consapevole che vincere sarebbe stato difficile. Tuttavia ero convinto, lo confesso, che una sterzata col presidente Oliverio ci sarebbe comunque stata, viste le pessime dimostrazioni di chi nei decenni scorsi l’ha preceduto. Ero convinto che, almeno nelle relazioni con le istituzioni nazionali, la Calabria potesse riguadagnare il dialogo necessario per affrontare i problemi di sempre e quelli nuovi. Invece siamo piombati nello scenario più nero. Il Governo tiene la Regione alla porta e la diffidenza del sistema-Italia nei riguardi della Calabria è alle stelle. Una condizione che, per chi lavora in quest’area del Mezzogiorno e si rapporta quotidianamente con imprenditori di ogni parte del mondo, è quanto di più negativo possa esserci. Se prima era difficile aspettarsi investimenti da parte del sistema imprenditoriale privato in Calabria, adesso è semplicemente impossibile. Siamo finiti, in pochi mesi, in una situazione pericolosissima di emarginazione che rischia di aggravare ogni criticità economica e sociale e di abbandono dei calabresi nelle mani di una classe politica non miope, ma cieca ed incapace di capire quali possano essere le risorse umane su cui puntare per costruire alleanze che possano aiutare per davvero la Calabria a non finire nel tunnel della rassegnazione più cupa. Perché questo è oggi il timore più avvertito e su cui le Istituzioni democratiche nazionali, se ancora hanno a cuore l’unità del Paese, dovrebbero aprire gli occhi: i calabresi non ne possono più di una politica chiacchierona e improduttiva. Cosi, in assenza di forze politiche che possano ridar loro fiducia, dato che anche il movimento di Grillo ha rinunciato a priori di occuparsi delle vicende calabresi, rischiano di avvertire lo Stato e chi lo rappresenta come un’entità sorda ad ogni richiamo e distante dai loro bisogni, che oggi sono, per migliaia di famiglie, la possibilità di mandare a scuola i loro figli e di fare la spesa.
Pippo Callipo