Programma elettorale Callipo Presidente
Un cambiamento necessario
La Calabria è una regione in ritardo. Lo è per ragioni storiche, ma anche per altre che poco hanno a che fare con la storia e molto con le sue classi dirigenti. Il ritardo della Calabria non è, infatti, solo economico, ma riguarda anche, e forse soprattutto, la qualità dei servizi offerti ai cittadini e gli altri ambiti che dipendono dalle politiche pubbliche. La disastrosa situazione della sanità, che incide profondamente sulla vita dei calabresi, in particolare di quelli più deboli e vulnerabili, sintetizza la sostanziale inadeguatezza della politica regionale del passato.
La Calabria, lo si sente ripetere spesso, ha molte risorse: ambientali, culturali, economiche. Ha zone costiere e aree interne tra le più belle d’Italia; beni storici e tradizioni uniche. I suoi istituti d’istruzione e le sue Università formano giovani qualificati. Ha imprese che operano, anche in maniera innovativa, in molti settori esportando in tutto il mondo. Ha le risorse che derivano dalla voglia di fare e dall’impegno dei calabresi.
Eppure, nonostante ciò, la Calabria è la regione meno sviluppata d’Italia. Lo è perché le sue risorse sono in parte inutilizzate: il turismo non esprime appieno le sue potenzialità, mentre i beni culturali e ambientali della regione non sono adeguatamente valorizzati; molti giovani qualificati emigrano al Nord o all’estero dimostrando, in quei contesti, di avere le qualità per eccellere; le imprese non trovano un adeguato sostegno nelle politiche pubbliche; le infrastrutture esistenti – come il porto di Gioia Tauro – che potrebbero offrire opportunità di crescita all’intera regione producono ancora ricadute modeste sull’economia.
La realtà dei fatti, confermata dalle opinioni dei calabresi e attestata dalle statistiche, è la prova che la politica del passato è stata inadeguata a risolvere i problemi. Inadeguata rispetto alle stesse promesse che i politici hanno ripetuto in ogni campagna elettorale.
L’urgenza del cambiamento
I problemi della nostra regione sono noti, a partire da quelli che riguardano la sanità. Sono migliaia i calabresi che, per potersi curare, annualmente sono costretti a spostarsi in altre regioni. Nonostante anni di commissariamento, nel 2017, l’emigrazione sanitaria ha determinato un esborso netto di 284 milioni di euro per le casse della nostra regione, cioè 142 euro per calabrese. Risorse economiche che si sono indirizzate verso il Nord. Ma non è solo una questione finanziaria. Negli ultimi anni, il sistema ospedaliero è stato fortemente ridimensionato e i posti letto diminuiti, mentre le carenze strutturali e di personale si traducono in spossanti tempi di attesa per accertamenti medici essenziali e nei pronto soccorso ospedalieri. Lo standard delle prestazioni risulta mediamente inadeguato. Esistono, naturalmente, eccezioni, ma in generale, le criticità della sanità regionale comportano gravi disagi ai calabresi che, di fatto, non vedono garantito il proprio diritto alla salute allo stesso modo degli altri cittadini italiani.
Le politiche socio-sanitarie sono insufficienti. In Calabria, i posti letto nei presidi sanitari e socio-assistenziali sono appena 3,4 ogni mille abitanti, a fronte dei 6,4 della media italiana, mentre solo una frazione esigua degli anziani, appena l’1,4 per cento, beneficia di assistenza domiciliare.
L’emigrazione giovanile – che si associa a elevati tassi di disoccupazione e sottoccupazione – è il sintomo più evidente della scarsa capacità della regione di offrire opportunità di lavoro, in particolare qualificato. Dal Duemila, hanno lasciato la Calabria quasi 114 mila residenti, trasferitisi prevalentemente nel Centro-Nord, ma anche all’estero. È come se si fosse svuotata una città di dimensioni ben maggiori di quella di Catanzaro.
Nonostante negli ultimi anni si siano registrati dei progressi, le carenze infrastrutturali rimangono notevoli. Il sistema dei trasporti ferroviario e aereo continua a mostrare forti criticità. Le infrastrutture ambientali non sono ancora adeguate al soddisfacimento le esigenze dei calabresi e dei turisti. In Calabria, quasi il 40 per cento delle famiglie lamenta irregolarità nella distribuzione dell’acqua: il valore di gran lunga più elevato d’Italia; la depurazione risulta insufficiente. Il territorio richiederebbe interventi di manutenzione e gestione, che mancano da anni, anche per mitigare i rischi idrogeologici. Infine, per la mancanza di interventi infrastrutturali fondamentali, il porto di Gioia Tauro rimane una realtà ancora isolata dal mercato locale e meridionale.
I segnali del cambiamento
Ci sono, naturalmente, segnali positivi. Per esempio, la Calabria è la regione in cui le imprese giovanili rappresentano la quota più elevata sul totale (12,8%). Una percentuale significativa dei giovani calabresi, anche laureati e specializzati, manifesta l’aspirazione a rimanere nella propria regione per avviare un’impresa. È a questi giovani, che hanno speranza e voglia di fare, che bisogna offrire opportunità dedicando loro attenzione e risorse attraverso specifici interventi nella programmazione regionale.
Segnali positivi provengono, poi, dal sistema delle imprese. Molte imprese calabresi hanno dimostrato di essere competitive, di sapersi ritagliare nicchie nel mercato nazionale e internazionale. Ci sono poi realtà produttive all’avanguardia – anche facenti capo a multinazionali – che si sono localizzate in Calabria per l’elevata capacità dei giovani formati dalle nostre Università: il capitale più prezioso della nostra regione. Per la qualità delle produzioni tipiche, per il patrimonio ambientale e culturale, la Calabria riceve oggi apprezzamenti e riconoscimenti a livello internazionale. Queste risorse devono essere valorizzate, questo patrimonio di competenze va adeguatamente sostenuto, perché la Calabria possa uscire dalla sua condizione di ritardo e offrire opportunità ai suoi giovani.
Un’opportunità per cambiare
Naturalmente non tutti i problemi che attanagliano la Calabria dipendono dalle classi politiche regionali. Le cause sono diverse e le responsabilità coinvolgono anche buona parte della politica nazionale che ha trascurato la nostra regione. Un disimpegno, quello della politica, che si è accompagnato con un’immagine fortemente negativa della nostra regione che oscura quanto di positivo c’è. L’immagine negativa ha, a sua volta, accresciuto il disimpegno politico, in un cortocircuito con conseguenze deleterie.
È ormai tempo di un cambio di direzione effettivo. La politica regionale deve acquistare credibilità e dimostrare con i fatti di essere in grado di migliorare la situazione esistente. Ma la credibilità è indispensabile anche per avanzare proposte e richieste alla politica nazionale perché faccia quanto a essa compete. La Calabria non può essere discriminata.
Che sia stata discriminata lo dimostrano i dati. Questi attestano come le regioni meridionali – Calabria inclusa – siano state sistematicamente penalizzate in termini di risorse statali rispetto a quelle del resto del Paese. Tra il 2014 e il 2017, la spesa del settore pubblico destinata alla Calabria è stata di 11.800 euro per abitante a fronte dei 15.400 della Lombardia. Gli investimenti per infrastrutture di trasporto sono stati destinati in larghissima misura al Nord; anche la spesa sociale e sanitaria per abitante è in Calabria, come nelle altre regioni del Sud, inferiore alla media nazionale.
I dati, certificati dagli istituti di ricerca, contrastano con la retorica dell’assistenzialismo. Una retorica alimentata dalla Lega che, per anni, ha offeso meridionali e calabresi e che oggi vorrebbe illuderli con irrealizzabili promesse e vuoti slogan. La Calabria non chiede assistenza, ma equità. E l’equità richiede un impegno aggiuntivo, perché regioni come la Calabria, in cui i bisogni sono più pressanti e urgenti, non possono ricevere meno di quelle, in cui governa la Lega, che egoisticamente oggi richiedono forme di autonomia che danneggerebbero il Meridione.
Il ritardo economico, la scadente qualità della sanità e le inefficienze dei servizi pubblici non sono un destino, né dipendono esclusivamente da scelte nazionali. Dipendono in buona parte dalle capacità e dalla volontà delle classi dirigenti regionali.
Perché la Calabria possa imboccare un percorso nuovo è necessario un cambiamento nel modo di amministrare la nostra regione. C’è bisogno di rimuovere assetti di potere consolidati, metodi clientelari e favoritismi che, per il vantaggio di pochi, danneggiano la collettività. È necessario un modo nuovo di far politica che offra soluzioni concrete ai problemi e apra una prospettiva di crescita per la nostra regione. Non è un percorso semplice né immediato, ma è un percorso che è necessario avviare.
Alla Calabria, con Pippo Callipo, si offre la possibilità di un cambiamento reale. Si offre un’occasione per immaginare, progettare, realizzare una regione nuova.
Un programma per la Calabria
# 1. Legalità, trasparenza, efficienza: i criteri guida. La cultura della legalità è un fattore essenziale di coesione e un prerequisito per lo sviluppo, che mettiamo al centro della nostra agenda di governo chiedendo supporto alle tante e preziose esperienze che sono maturate in ambito nazionale e regionale in associazioni, categorie, corpi sociali e intermedi. Legalità non significa solo rispetto delle norme e dei codici etici; essa si sostanzia anche nella trasparenza amministrativa e nella meritocrazia, un criterio da applicare a partire dalla scelta di coloro che saranno chiamati a ricoprire posizioni di responsabilità nei vari ambiti dell’amministrazione regionale.
La trasparenza nelle scelte e nelle procedure è fondamentale per la legalità, per attuare politiche rispondenti agli interessi generali e per non lasciare spazi a privilegi, favoritismi, clientelismi. In breve, la trasparenza è fondamentale perché il diritto non diventi un favore da accordare. L’amministrazione regionale deve essere trasparente ma deve anche essere efficiente. Responsabilità precise, programmazione e controlli sono i principi fondamentali perché ciò possa essere conseguito.
È necessario rendere più efficienti le procedure e ridurne la durata, in particolare in settori come l’urbanistica e in quelli che impattano direttamente o indirettamente sulle attività economiche. Vanno velocizzati i tempi di attuazione dei bandi e di aggiudicazione degli appalti; snellite le procedure per l’avvio di attività economiche e per il rilascio di autorizzazioni; ridotti i tempi di pagamento dei debiti nei confronti dei fornitori.
Procedure trasparenti ed efficienti si traducono in minori oneri per l’amministrazione regionale (si pensi ai contenziosi e alle spese per interessi) e per le imprese, e consentono di eliminare quell’eccesso di discrezionalità che costituisce l’humus per logiche clientelari o, addirittura, per forme di corruzione. Nell’ottica dell’efficienza, sarà anche importante procedere alla revisione e, se necessario, alla razionalizzazione della spesa regionale, eliminando sprechi e partecipazioni in società pubbliche improduttive e in enti inutili. La Regione deve essere capace di far fronte, con procedure efficienti e in tempi certi, alle esigenze dei cittadini e delle imprese per diventare un fattore propulsivo per l’innovazione e lo sviluppo della Calabria.
# 2. Sanità e politiche sociali: un impegno di civiltà. Migliorare la qualità dei servizi sanitari della nostra regione è un obiettivo fondamentale e ineludibile. Si tratta, però, di un impegno non semplice, perché diversi e annosi sono i problemi da affrontare.
La gestione del servizio sanitario è uno dei compiti fondamentali delle Regioni. Si pensi che il funzionamento della sanità assorbe attualmente il 78 per cento della spesa corrente del bilancio della nostra regione. Per le inefficienze gestionali del passato, dal 2010, la Calabria è sottoposta ai vincoli del Piano di rientro dal disavanzo sanitario a cui si è accompagnato il blocco automatico del turn-over. Da allora, il personale del settore sanitario è diminuito del 2,2 per cento all’anno. Già nel 2017, in Calabria, la dotazione di personale sanitario pubblico, pari a 102,5 addetti ogni diecimila abitanti, era inferiore alla media nazionale (110 addetti). Il divario, allargatosi nel 2018, risulta ampio anche considerando gli occupati nelle strutture private accreditate.
Nonostante la diminuzione del personale e i tagli ai servizi, la sanità calabrese presenta ancora conti “in rosso”. Nel 2018, il disavanzo sanitario ha raggiunto 213,3 milioni di euro, rendendo insufficienti le coperture finanziarie derivanti dall’aliquota Irap e dall’addizionale regionale all’Irpef. Tale situazione ha fatto scattare le misure previste dal Piano di rientro, cioè l’ulteriore inasprimento delle aliquote fiscali e il blocco del turn-over. Nel 2019, il «Decreto Calabria» ha previsto alcuni provvedimenti emergenziali per la sanità, per un periodo definito.
La lunga gestione commissariale non ha risolto i problemi finanziari, mentre lo standard medio dei servizi sanitari rimane fortemente carente. Lo dimostra l’elevata mobilità sanitaria – cioè il numero di ricoveri fuori regione – che, nel 2017, ha determinato un esborso netto di 284 milioni di euro per le casse regionali. E lo dimostra anche il fatto che per Livelli essenziali di assistenza (Lea) la Calabria è al penultimo posto in Italia. Molto carente, se non disastrosa, appare, poi, la gestione contabile della sanità regionale nelle sue articolazioni, da quella accentrata a quella delle Aziende, pur con situazioni differenziate. I pagamenti ai fornitori vengono effettuati con grande ritardo e ciò determina enormi esborsi per interessi e spese legali per le casse regionali. Nel 2017, l’esborso è stato di 51 milioni di euro; nel 2018 di oltre 23 milioni. Si tratta di spese che con un normale standard di efficienza – peraltro previsto dalla legge – potrebbero essere evitate e destinate alle cure dei calabresi. In sintesi: una situazione fallimentare, originatasi in passato e che si protrae da anni.
Nell’immediato, per affrontare i problemi della sanità sarà necessario dialogare con la gestione commissariale, perché le azioni di risanamento economico siano contemperate con la necessità di fornire servizi di cura adeguati ai calabresi, anche al fine di ridurre la mobilità sanitaria e far fronte alle situazioni più critiche.
In prospettiva, superata la gestione commissariale, si renderà necessaria una profonda riorganizzazione del settore. Andrà migliorata l’assistenza ospedaliera, che ha subito un forte ridimensionamento, prevedendo nuovi posti letto e rafforzando i reparti di pronto soccorso, strutturalmente insufficienti rispetto alle esigenze. Superati i vincoli del Piano, si dovrà procedere a nuove assunzioni per riportare la dotazione di personale ai livelli medi delle altre regioni italiane, data l’insostenibilità, per pazienti e operatori sanitari, della situazione attuale. Per assicurare a tutte le aree della regione un’effettiva presenza di presidi sanitari, andrà rafforzata l’assistenza territoriale e, inoltre, migliorata l’efficienza dei sistemi di trasferimento dei pazienti nel territorio regionale sulla base dei posti letto disponibili.
Per facilitare l’accesso dei cittadini alle cure, vanno resi effettivi gli strumenti della Sanità digitale, a partire dal «fascicolo sanitario elettronico», rispetto ai quali la Calabria si trova in ritardo. Andrà, poi, progettato e attuato un nuovo Piano regionale per la prevenzione aumentando le risorse da destinare allo screening precoce delle patologie socialmente più rilevanti. Un altro obiettivo riguarda la riorganizzazione dei rapporti tra sanità pubblica e strutture private convenzionate accreditate, creando nuove e proficue sinergie, perché l’efficienza consente di ridurre i costi per la collettività assicurando migliore assistenza. La strategia per normalizzare la sanità calabrese deve necessariamente prevedere, da un lato, la riorganizzazione dei servizi per migliorare l’assistenza e ridurre la mobilità sanitaria e, dall’altro lato, un recupero dell’efficienza nella gestione contabile, per evitare la scriteriata dispersione di risorse finanziarie che da anni si verifica. Pertanto, è necessario potenziare la ricerca scientifica attraverso la realizzazione di centri di eccellenza, come previsto nel progetto «Calabria Silicon Valley».
Un altro ambito che richiede risorse e nuove strategie è quello delle Politiche sociali. Le Regioni sono chiamate a fronteggiare i bisogni di una società in rapido cambiamento (si pensi all’immigrazione), in cui emergono nuove forme di povertà e di disagio sociale; sono, poi, chiamate a fornire servizi per colmare le carenze del sistema di welfare del nostro Paese. Il nostro programma prevede l’approvazione di un nuovo Piano sociale regionale, incentrato su più assi: a) politiche per ridurre la povertà, anche educativa, e fornire assistenza ai minori in situazioni di disagio; b) politiche a sostegno dell’inclusione sociale degli immigrati; c) rafforzamento dell’assistenza domiciliare agli anziani, ancora molto limitata; d) politiche attive per le famiglie. Nell’ambito di queste ultime politiche, si prevedono servizi per il sostegno alla genitorialità e per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, tra cui per l’accesso agli asili nido per le madri lavoratrici a basso reddito: una misura che riveste grande importanza in Calabria, in cui è indispensabile accrescere il tasso di occupazione femminile nettamente inferiore a quello delle altre regioni.
# 3. Sviluppo e occupazione: due obiettivi fondamentali. Per una regione come la Calabria, creare nuova occupazione è prioritario. Per sostenere l’imprenditoria giovanile è necessario prevedere forme di sostegno alla microimpresa, attraverso contribuiti e facilitazioni per l’accesso al credito. Vanno poi rafforzate le politiche a supporto dell’apprendistato e per favorire la transizione scuola-lavoro. La nuova programmazione regionale includerà misure per la creazione d’imprese innovative, da avviare attraverso spin-off con le Università. Ciò consentirà di aumentare l’occupazione qualificata dei giovani anche attraverso la rete di centri di eccellenza ed evitare, così, la cosiddetta “fuga di cervelli”. Per le imprese manifatturiere, misure selettive per il rafforzamento delle filiere produttive, per i piani di ammodernamento aziendale e per la promozione del made in Calabria nei mercati nazionali ed esteri. Vanno poi sostenuti i processi di innovazione anche nel settore dei servizi, coerentemente con le strategie comunitarie di smart specialisation strategies. Misure specifiche vanno previste per l’agricoltura da cui proviene quasi il 6 per cento del Pil calabrese. Nell’elaborazione del nuovo Piano di sviluppo rurale bisogna porsi importanti obiettivi: recuperare i terreni incolti; favorire il ricambio generazionale nelle aziende; rafforzare la multifunzionalità delle imprese agricole, dall’agriturismo all’autosufficienza energetica; valorizzare le produzioni tradizionali e biologiche. Misure dirette a sostegno delle imprese e del lavoro sono certamente importanti, ma non sono sufficienti se non si attuano buone politiche nei vari settori – infrastrutture, trasporti, ambiente, urbanistica – e se non si rende più efficiente la pubblica amministrazione regionale. Sono le buone politiche a creare i presupposti per gli investimenti privati e per uno sviluppo duraturo.
# 4. Investire nel futuro: istruzione e cultura. La politica regionale, nell’ambito delle sue competenze, deve aumentare gli investimenti in istruzione, ricerca e nel patrimonio culturale: fattori fondamentali della crescita sociale ed economica. Investimenti, finanziabili anche con i Fondi europei, vanno destinati all’edilizia scolastica e a quella universitaria, per la riqualificazione e messa in sicurezza degli istituti scolastici e per la realizzazione di laboratori attrezzati e strutture didattiche e sportive.
È poi necessario rafforzare i programmi per prevenire la dispersione scolastica e per la piena inclusione degli studenti con situazioni di svantaggio, favorendo l’attivazione, in orari e periodi extra-scolastici, di laboratori didattici, ludici e sportivi, soprattutto nelle aree più disagiate e a rischio di marginalità sociale.
Per le Università, l’obiettivo è quello di aumentare le borse di studio e i servizi a favore degli studenti universitari calabresi. Vanno, poi, incentivati i percorsi di formazione post-lauream attraverso agevolazioni per la frequenza di master e corsi di perfezionamento o di dottorato. Risorse vanno destinate alla formazione dei ricercatori calabresi attraverso borse e assegni di ricerca. È necessario, poi, garantire continuità di risorse ai Centri di ricerca regionali, a partire da quelli nel campo della sanità e dell’innovazione tecnologica, che occupano studiosi di levatura internazionale e giovani ricercatori e che producono ricadute sociali ed economiche. Insieme all’istruzione e alla ricerca vanno, poi, previsti interventi per la conservazione dei beni culturali e la valorizzazione, anche ai fini turistici, dei Musei e dei Parchi archeologici e, in maniera selettiva, va assicurato sostegno alle manifestazioni culturali. Il patrimonio culturale regionale va preservato e valorizzato: rappresenta una ricchezza per la collettività e un importante fattore per lo sviluppo locale.
# 5. Ambiente: salvaguardare la bellezza e migliorare la qualità della vita. La Calabria presenta una straordinaria varietà di ambienti e paesaggi: un patrimonio di bellezza che potrebbe rappresentare uno dei più importanti vantaggi competitivi della regione. In realtà, questo patrimonio, dato dalle risorse naturali spesso inestricabilmente connesse a quelle antropiche (si pensi ad alcuni centri storici), per carenze nella programmazione e per una gestione non oculata ha subito negli anni un forte depauperamento. Sono ormai evidenti i segni del degrado sia in molte aree naturali, sia all’interno dei contesti urbani. Le politiche regionali non sono, da sole, sufficienti a salvaguardare l’ambiente e a porre rimedio ai tanti guasti derivanti da decenni d’incuria, da gestioni scellerate e scelte miopi e predatorie. Le politiche ambientali e di gestione del territorio devono, però, acquistare un ruolo fondamentale tra quelle regionali, perché riguardano un patrimonio che non è possibile sciupare o deturpare a danno delle presenti e future generazioni, e anche perché la gestione degli spazi – anche urbani – incide sulla qualità della vita. Inoltre, la conservazione della natura, del paesaggio e la corretta gestione delle risorse rappresentano elementi imprescindibili anche per le politiche turistiche.
Nella programmazione regionale vanno inserite misure per la riqualificazione urbana, per creare spazi verdi e strutture per la socializzazione in contesti degradati: tali interventi, oltre a migliorare la qualità della vita per i residenti, valorizzano il patrimonio edilizio circostante e sono in grado, per gli investimenti che generano, di attivare redditi e occupazione nel settore edile e in quelli collegati. È poi necessario: potenziare e rendere efficiente il sistema della depurazione, che presenta carenze strutturali ma anche gestionali; attuare interventi per il risanamento delle aree ambientali degradate costiere e interne; intervenire anche normativamente per la corretta gestione del patrimonio boschivo a rischio di depauperamento. Servono, poi, interventi mirati per la manutenzione del territorio, per ridurre il rischio idrogeologico e si rende indispensabile mantenere una programmazione urbanistica secondo il principio del consumo di suolo zero.
Il sistema delle aree naturali protette, merita adeguata attenzione. Con i suoi oltre 480 mila ettari di bosco, la Calabria è tra le regioni con più alto indice di boscosità, ed è anche ai primi posti per percentuale di territorio protetto, con circa il 15 per cento della superficie regionale sottoposta a diverso regime di protezione ambientale. I Parchi calabresi, tre nazionali (Pollino, Sila e Aspromonte) e uno regionale (Serre), possono diventare fattori di sviluppo per le comunità locali. In particolare, il Parco regionale delle Serre, da tempo commissariato, sarà rilanciato sotto il profilo gestionale affinché si doti di un’adeguata programmazione ambientale e socioeconomica a sostegno del territorio in cui ricade. È necessaria una ricognizione delle gestioni e dei programmi di tutte le aree naturali protette regionali, inclusa quella marina di Capo Rizzuto, perché l’obiettivo prioritario di conservazione dell’ambiente venga coniugato, per quanto possibile, con quello del sostegno ai sistemi sociali ed economici locali.
Tra gli impegni c’è quello di definire una Strategia regionale per lo sviluppo sostenibile e l’economia circolare, che preveda anche azioni di informazione e sensibilizzazione con il coinvolgimento dell’Arpacal, degli Istituti di formazione e di altri attori istituzionali, che si ponga l’obiettivo di superare il 60 per cento di raccolta differenziata. Va contrastato l’uso della plastica, ricercando alternative sostenibili e incentivando il riciclo. La Calabria, dopo anni di commissariamenti e provvedimenti emergenziali, ha bisogno di nuovi impianti di selezione e trasformazione dei rifiuti per cambiare l’attuale sistema di gestione e ridurre il ricorso alle discariche. È necessario un patto verde, concertato con Enti, rappresentanti delle imprese e dei consumatori, per rilanciare il lavoro investendo sull’economia sostenibile e in ricerca e innovazione.
# 6. Turismo: per una regione più attrattiva. Il turismo è un settore in crescita, che già incide significativamente sull’economia regionale. Ma il suo impatto su redditi e occupazione può aumentare sensibilmente. Perché ciò si verifichi servono politiche di sostegno, dirette a qualificare l’offerta ricettiva e a sviluppare segmenti del mercato turistico diversi da quello meramente balneare, per esempio quelli culturale, ambientale e congressuale. È, inoltre, necessario favorire l’integrazione del turismo con i settori dell’agricoltura e dell’artigianato per rafforzare la rete di ospitalità diffusa nel territorio, nei centri storici e nelle aree rurali. Per far ciò, vanno resi operativi gli strumenti di sviluppo locale come i Distretti, ma va anche aggiornata la normativa e rafforzata la collaborazione fra istituzioni e operatori del settore.
È strategico promuovere l’offerta turistica, con piani di comunicazione efficaci, che veicolino a livello internazionale le risorse della nostra regione. Le politiche turistiche vanno, poi, integrate con quelle ambientali e dei trasporti. Per aumentare i flussi turistici è indispensabile rendere più accessibile la nostra regione, potenziando i trasporti arei, ferroviari e la portualità turistica e assicurando i collegamenti tra le principali stazioni, gli aeroporti e le aree turistiche. Obiettivi, questi, trattati nella sezione Infrastrutture e trasporti (# 7).
# 7. Infrastrutture e trasporti: migliorare l’accessibilità. Geograficamente periferica e con un territorio montuoso e accidentato, la nostra regione necessita di un sistema di comunicazione adeguato alle sue esigenze di mobilità interna e di relazione con l’esterno e non invasivo nei confronti dell’ambiente. Per la Calabria occorre un sistema di trasporti equo-sostenibile, rispondente a criteri di sostenibilità (ambientale, energetica, di risorse), che affermi il diritto alla mobilità delle persone prima che dei veicoli: i pedoni e la mobilità attiva saranno al primo posto delle nuove politiche; il trasporto pubblico al secondo posto; infine il trasporto privato.
Per la mobilità attiva, cioè quella non motorizzata, dei pedoni e delle persone con disabilità, è necessario sostenere gli Enti locali affinché si dotino di piani rispondenti alle esigenze territoriali, magari anche su scala comprensoriale. Obiettivo è quello di potenziare il trasporto pubblico, per renderlo accessibile a tutti con standard qualitativi e quantitativi dignitosi.
Per il sistema ferroviario, occorre convocare un tavolo tecnico con Ferrovie dello Stato e Governo per verificare lo stato dei lavori per il potenziamento della linea ionica (per 500 milioni di euro). È poi necessario richiedere, di concerto con le altre regioni interessate, l’adeguamento del corridoio ionico-adriatico per favorire la circolazione delle merci verso il Centro-Nord Italia e il Centro Europa. Nel medio termine gli obiettivi programmatici prevedono: a) il potenziamento dei servizi ferroviari di media e lunga percorrenza, con riformulazione dell’attuale Contratto di esercizio con Trenitalia; b) la pianificazione di un efficace sistema integrato di Trasporto pubblico locale ferro-gomma; c) il miglioramento dei servizi di trasporto urbani, per i quali vanno sollecitate risorse; d) la redazione di un piano per il potenziamento dei trasporti veloci tra le due sponde dello Stretto, rilanciando il ruolo dei traghetti ferroviari.
Anche il sistema aeroportuale calabrese richiede decise azioni di rilancio, con un piano concordato con il Governo. Occorre, nell’immediato, un piano integrato di trasporti pubblici per favorire l’accesso rapido e affidabile agli aeroporti, in particolare dal Messinese e dalla provincia per l’aeroporto dello Stretto, dalla Sibaritide e dalla fascia ionica per l’aeroporto di Crotone, assicurando i raccordi diretti fra stazioni ferroviarie e aeroporti. Per favorire i flussi turistici va poi formulata una politica di marketing mirata al rafforzamento del trasporto aereo, che guardi anche alle destinazioni interregionali e al Mediterraneo, sostenendo i voli low cost, charter, cargo. In questa prospettiva, gli aeroporti dello Stretto e di Crotone non possono essere sacrificati, anzi devono essere sostenuti come opportunità di crescita economica legata al mercato turistico.
È necessaria, poi, una strategia per il sistema delle infrastrutture. Ciò richiede una riprogrammazione della spesa, assumendo delle priorità con interventi di breve-medio termine: mettere in sicurezza le reti esistenti, a partire dai punti critici della SS 106; adeguare la viabilità interna; completare le opere in avanzato stadio di realizzazione ancora incompiute (come le tangenziali ai centri costieri ionici). Occorre procedere all’attuazione dei Piani della viabilità e della sicurezza stradale, anche attraverso l’interlocuzione con l’Anas, per un piano di gestione e manutenzione delle strade esistenti, troppo spesso lasciate in condizioni di degrado. È poi necessario che venga completata l’autostrada Salerno-Reggio Calabria.
Per il sistema di trasporto merci e della logistica l’obiettivo che ci si pone è il rafforzamento dell’intermodalità. Relativamente ai nodi di interscambio è assolutamente prioritario procedere alla realizzazione di infrastrutture intermodali minori (autoporti alla periferia delle città), di adeguate banchine e impianti e di infrastrutture e servizi per attività cargo in ambito aeroportuale.
Come occorre anche potenziare il sistema dei porti turistici, con adeguamenti infrastrutturali e servizi, recuperando infrastrutture degradate come il Porto di Saline Ioniche.
Nel comparto del trasporto merci e della logistica occorre agire su più direttrici attraverso un «Piano regionale integrato del trasporto merci e della logistica». Il porto di Gioia Tauro deve assumere centralità, in un sistema che dia concretezza alla logistica delle merci e sostegno agli operatori locali e ad investitori seri. A tal fine, occorre razionalizzare il sistema delle infrastrutture e completare l’assetto delle diverse componenti a rete (gateway ferroviario, banchine di ponente, raccordo stradale diretto allo svincolo di Gioia Tauro, ecc.), aggiornando e approvando in tempi rapidi il Piano Regolatore Portuale. Il porto e il suo hinterland saranno oggetto di uno specifico Progetto integrato che ne garantisca finalmente la piena valorizzazione come motore di sviluppo regionale, di concerto con i ministeri competenti e in linea con le strategie di sviluppo europee che occorre opportunamente agganciare (Rete TEN-T 2023, Strategia EUSAIR, e corridoio ferroviario ADRION).
Le risorse programmate vanno recuperate e spese al più presto: a partire dai 150 milioni di euro stanziati in seno al PON 2014/20 per la realizzazione di infrastrutture attraverso lo strumento dell’Area Logistica Integrata, in forte ritardo. Il sistema portuale va inserito nelle dinamiche di traffico euro-mediterranee perché, anche grazie agli strumenti previsti dalla Zona Economica Speciale (ZES), sia in grado di attrarre investimenti e di produrre ricadute occupazionali nel territorio regionale.
# 8. La ZES: un’opportunità da non perdere. L’approvazione della Zona economica speciale (ZES) ha rappresentato per la Calabria, come per altre regioni meridionali, un risultato importante. La ZES ha l’obiettivo di creare aree condizioni favorevoli allo sviluppo delle imprese, grazie a incentivi, benefici fiscali e semplificazioni amministrative. In Calabria le superfici destinate a ZES comprendono porti e aree retroportuali, piattaforme logistiche e interporti nelle diverse province. L’incentivazione degli investimenti (nella forma di credito d’imposta) e le semplificazioni procedurali dovranno essere di stimolo agli investimenti interni alla regione ma, auspicabilmente, anche nei confronti di quelli esterni, al fine di creare nuova occupazione. In un’ottica di responsabilità, l’impegno principale della politica regionale non può essere che quello di dare piena attuazione al Piano di sviluppo strategico già approvato, al fine di evitare ritardi. In tal senso, va formulata una strategia per rendere pienamente efficaci gli interventi e per scongiurare il rischio che la ZES possa divenire, per la Calabria, un’altra occasione persa.
Le direttrici di questa strategia perché la ZES diventi pienamente operativa prevedono: a) il completamento delle infrastrutture di trasporto esistenti al fine di integrare ai porti le aree ad essi non adiacenti, come previsto dal Piano strategico; b) la realizzazione di nuove infrastrutture riguardanti, in particolare, le aree retroportuali e le piattaforme logistiche, finalizzandole alla localizzazione industriale, in un’ottica di intermodalità, secondo un Piano regionale integrato del trasporto merci e della logistica; c) il rafforzamento delle specializzazioni produttive, incentivando i settori innovativi e competitivi – agroindustria, manifattura, logistica – in particolare quelli legati all’export, al fine di cogliere le opportunità legate alla presenza del porto di Gioia Tauro; d) la piena attuazione dello sportello unico dedicato alla ZES che, oltre a informazioni, dovrà fornire assistenza tecnica alle imprese, in particolare a quelle estere, per tutto ciò che riguarda gli iter autorizzativi e le agevolazioni per gli investimenti; e) la realizzazione di attività di promozione della ZES per l’attrazione di investimenti nazionali e internazionali.
# 9. Aree interne: memoria e futuro. Lo spopolamento e l’abbandono – i due termini indicano fenomeni distinti – dei piccoli paesi dell’interno rappresentano un problema di enormi dimensioni che interessa la montagna e le colline italiane. Lo svuotamento dei luoghi interni ha conseguenze rilevanti a vario livello: antropologico, geologico, sociale, economico. La Calabria è, anche per questa vicenda epocale, un «luogo metafora» di spopolamento e abbandono. Scuole, uffici postali, negozi, case chiudono quotidianamente e creano veri e propri deserti. Le proiezioni di istituti demografici ci dicono che tra meno di vent’anni la Calabria potrebbe perdere altri cinquecentomila abitanti: si verificherebbe una desertificazione demografica ed economica del territorio.
I Comuni della Calabria sono 404, ma alcuni di essi sono composti in realtà da diverse piccole frazioni. Le valutazioni puramente economicistiche sono insufficienti ad affrontare la natura del problema; anche se bisogna certo razionalizzare e strutturare gli spazi, immaginare aggregazioni di più Comuni, stabilire legami tra «non più luoghi» all’interno e «non ancora luoghi» lungo le pianure e le marine. Un paese, anche il più piccolo, necessita di centri culturali e luoghi di socialità.
Per fronteggiare i problemi dello spopolamento e del declino economico delle aree interne italiane, nell’ambito della politica di coesione per il ciclo 2014-2020, è stata attivata la Strategia Nazionale delle Aree interne (SNAI). Secondo la classificazione ministeriale, i comuni della Calabria definiti come “area interna” sono 327. Nell’ambito della citata Strategia nazionale, nel 2015, la Regione Calabria ha approvato anche una Strategia Regionale per le Aree Interne (SRAI) che si affianca alla prima. Sono state, poi, individuate quattro aree in cui avviare una sperimentazione: Grecanica, Ionica-Serre, Reventino-Savuto, Sila e Presila. Queste aree comprendono 58 comuni, per una popolazione complessiva di 104 mila residenti.
Nel complesso la Calabria ha messo a disposizione per la strategia delle aree interne una dotazione finanziaria cospicua, che supera i 110 milioni. Per la Strategia regionale gli investimenti a valere sul Programma operativo regionale (POR), sono pari a circa 80 milioni di euro. A questi si aggiungono altre risorse del programma di sviluppo rurale e misure specifiche della programmazione regionale.
Lo stato di attuazione della Strategia nazionale mostra, però, grandi ritardi in tutte le regioni e anche in Calabria, dove si sono accumulati ritardi nelle procedure soprattutto nella loro fase iniziale. Tali ritardi si sono riverberati sulle fasi successive, per cui gli interventi non hanno trovato ancora piena attuazione. In un’ottica di responsabilità, è pertanto indispensabile accelerare le procedure per il pieno utilizzo degli stanziamenti, scongiurando rischi di disimpegno delle risorse.
Per far rivivere i paesi interni è necessario sostenere alcune iniziative, come musei, centri studi, parchi archeologici ecc.… Per conservare la memoria sarebbe utile un piano di raccolta e rilevazione ad opera di giovani che, dopo un corso preparatorio, si occupino di raccogliere ciò che resta della produzione orale a rischio di scomparsa, della cultura materiale, scritta, iconografica. Un’occasione di lavoro e di reddito che valorizzi competenze, passioni, interessi di giovani che intendono restare. Un’opera di memoria, di salvaguardia preliminare per una grande mappa delle «identità plurali» anche dei più piccoli luoghi. Messa in sicurezza di scuole, centri storici, territori fragili. Ma anche idee nuove, come un «Museo del terremoto e delle catastrofi»: centro di raccolta di dati, elaborazione, progettazione.
Vanno, poi, programmati interventi diretti a potenziare gli impianti e i servizi per il turismo nelle aree montane – a partire da quelle di villeggiatura e in cui si praticano gli sport invernali – perché le attività turistiche offrono concrete opportunità di lavoro e stimolano investimenti privati che contrastano l’abbandono.
# 10. Fondi europei: le risorse per lo sviluppo. Negli anni, i finanziamenti statali destinati alle regioni in ritardo come la Calabria sono progressivamente diminuiti. I fondi europei rappresentano, oggi, la principale – se non unica – risorsa per sostenere lo sviluppo della nostra regione. Purtroppo, negli ultimi vent’anni, a causa d’inefficienze nella gestione, la Calabria ha perso grandi opportunità. Perché ciò non accada in futuro, è fondamentale: nominare i responsabili tecnici secondo criteri di competenza e merito; ridurre i tempi di attuazione delle diverse fasi dei programmi; organizzare al meglio gli uffici delineando precise responsabilità nelle diverse fasi dei procedimenti; attivare i meccanismi di legge per evitare ritardi nei tempi di rilascio delle autorizzazioni e dei pareri (per esempio ambientali o urbanistici) adottando, nei limiti del possibile, procedure più snelle e controlli più rigorosi, al fine di evitare la perdita di finanziamenti.
L’accesso ai fondi europei deve essere reso più semplice. A tal fine, può essere utile istituire una task force di esperti che forniscano l’assistenza necessaria agli Enti e alle imprese. In passato si sono registrate inefficienze nella gestione dei fondi europei, ma ci sono stati anche sprechi, con il finanziamento di progetti e opere sostanzialmente inutili. Ciò è inammissibile, soprattutto in una regione come la nostra che ha tante necessità reali, dalle infrastrutture di base alle politiche sociali. La nuova programmazione dei fondi europei dovrà essere concertata con gli Enti locali, con le rappresentanze di categoria e con gli altri soggetti interessati, affinché risponda alle reali esigenze dei territori, delle imprese e dei cittadini, evitando dispersione di risorse in progetti di dubbia utilità e misure scarsamente efficaci. Dovrà essere una programmazione per l’effettivo sviluppo della Calabria.