Callipo al M5S: «Chiedere scusa è un segno di maturità, ma ora seguano i fatti»
«Comunque la si pensi, non può lasciare indifferenti la lettera aperta con cui quattro parlamentari calabresi del Movimento 5 Stelle (Granato, Parentela, D’Ippolito e Sapia) chiedono scusa per le scelte fatte proprio nella regione che esprime ben 18 rappresentanti pentastellati tra Camera e Senato. Riconoscere gli errori è segno di umiltà e di maturità, ne prendiamo atto, ora però bisogna dimostrare anche lungimiranza e tradurre le parole in fatti». È quanto dichiara Pippo Callipo, capogruppo di “Io resto in Calabria” in Consiglio regionale, che aggiunge: «È evidente a tutti che la posizione assunta alle elezioni regionali dello scorso 26 gennaio, con il rifiuto a qualsiasi dialogo con le altre forze della coalizione che ho avuto l’onore di guidare, non solo ha fatto perdere consenso al M5S ma ha spianato la strada alla vittoria del centrodestra. Le conseguenze di ciò le vedremo nei prossimi cinque anni».
«La politica – prosegue il capogruppo di IRIC – non si fa per conquistare posizioni di potere ma per dare voce e rappresentanza ai cittadini. I 5 stelle calabresi hanno l’opportunità di farlo grazie a una nutrita rappresentanza parlamentare, recuperino dunque il tempo perduto e dimostrino in Calabria di volersi davvero aprire al dialogo con le forze civiche e politiche con cui possono trovare convergenza d’intenti. “Io resto in Calabria” è ormai una realtà politica presente sul panorama regionale e con i suoi rappresentanti continuerà a farsi sentire e a lavorare per fare strada a un nuovo modo di intendere la politica».
«Se si tratta di fare opposizione e di vigilare sull’operato della Giunta regionale noi ci siamo e se si vuole discutere seriamente di misure concrete in materia di sanità, di economia, di turismo, di agricoltura, di cultura e di ambiente non ci tiriamo indietro. Ci aspettano tempi duri – conclude Callipo – e se il M5S vuole fare gioco di squadra nell’interesse dei calabresi deve farlo subito e con i fatti, non solo a parole».